8 Dicembre 2024

Too big to float? Le portaerei nella competizione militare Usa-Cina

Secondo Barry R. Posen, la supremazia dell’apparato militare americano nel sistema internazionale si basa sul command of the commons, termine che include i domini strategici di aria, mare e spazio.

Nessun’altra piattaforma simboleggia la supremazia americana su mare e aria quanto le sue undici portaerei nucleari, numero minimo per la marina statunitense imposto per legge. Grazie a questo elevato numero, e al motore ad energia nucleare che consente un’elevata autonomia, gli Stati Uniti possono proiettare la loro presenza militare in molteplici scenari strategici contemporaneamente.

Lo sviluppo dei missili a lungo raggio e la rivalità con la Cina

La principale funzione di una portaerei è proiezione di potenza tramite la carrier air wing (CVW) che trasporta, mantiene e rifornisce. È grazie al loro CVW che le portaerei americane possono vantare il primato di piattaforma di superficie più potente sulla faccia della Terra e svolgere un importante ruolo di deterrenza, come nel caso delle tensioni nello stretto di Taiwan nel 1996 o più recentemente con il dispiegamento della portaerei Ford nel Mediterraneo dopo il 7 ottobre.

L’efficacia di questi vascelli è stata recentemente messa in dubbio dallo sviluppo di precisi missili a lungo raggio, che possono trasformare le enormi portaerei in facili bersagli. Le preoccupazioni americane sono principalmente rivolte verso la Cina, che negli ultimi decenni ha sviluppato un potente arsenale missilistico: il missile balistico di medio raggio DF-21D e il missile con rientro ipersonico in planata DF-17.

Il problema principale per la marina statunitense è che la portata dei missili cinesi super di gran lunga l’autonomia degli F/A-18 e F-35C americani. In caso di conflitto attorno all’isola di Taiwan, le portaerei americane sarebbero costrette a operare sotto costante minaccia da parte dei missili cinesi oppure a ritirarsi al di fuori del loro raggio d’azione senza possibilità di intervenire. Secondo i risultati di una serie di giochi di guerra organizzati dal CSIS simulando l’invasione di Taiwan, gli Stati Uniti perderebbero quasi immediatamente due portaerei se stanziate nell’area con fini di deterrenza, e potrebbero impiegare i propri CVW soltanto una volta che Pechino avesse esaurito le proprie scorte di missili carrier- killer.

Per questo motivo, alcuni analisti, quali Hendrix, ritengono che gli Stati Uniti dovrebbero abbandonare il concetto di super-portaerei nucleari e preferire piuttosto vascelli più piccoli ed economici, e perciò più agili e numerosi. La marina americana sembra aver ascoltato questi suggerimenti, avendo commissionato alla Rand Corporation uno studio di piattaforme alternative a quelle della classe Ford e prevedendo che a partire dal 2040 il numero di portaerei scenderà al di sotto della soglia di 11.

Paradossalmente, la nazione che sembra star preparando il funerale per le portaerei sta continuando a investire in queste piattaforme. La Cina ha già a disposizione due portaerei, la Liaoning, varata nel 2012, e la Shandong, varata nel 2019. Un terzo vascello, Fujian, finito di costruire nel 2022 e la cui entrata in operazione è ormai imminente, rappresenta un salto di qualità rispetto ai due precedenti. Queste piattaforme sono ben lontane dall’essere alla pari con quelle americane, ma dimostrano una volontà di migliorare le proprie conoscenze tecniche e operative nel campo delle portaerei.

La Cina e “un mondo post-America”

È possibile che, come afferma Roggeveen, le portaerei cinesi non siano pensate per rivaleggiare gli Stati Uniti, quanto piuttosto dominare nazioni minori nei mari del Pacifico in un mondo post-America. Ma sembra comunque strano che progetti così colossali non siano rivolti al principale avversario strategico, quanto piuttosto a uno scenario in cui il rivale è stato già sconfitto, visto che la Cina non possiede ancora le capacità per concretizzare tale scenario. Esistono due possibili spiegazioni alternative per il continuo interesse in tali piattaforme:

  1. È una mossa irrazionale da un punto di vista militare, ma sensata politicamente, poiché tali portaerei sono enormi progetti che creano enormi quantità di posti di lavoro (le portaerei americane impiegano 130.000 lavoratori da 46 stati dell’Unione) e una volta completati aumentano il prestigio a livello interno e internazionale.
  2. Le minacce alle portaerei sono meno definitive di quanto possa apparire. Da un lato, le capacità antinave dei missili sviluppati non sono ancora state messe alla prova sul campo di battaglia: colpire un bersaglio lungo 300 metri e largo 70 che è capace di muoversi a una velocità di 30 nodi all’ora nella vastità dell’oceano potrebbe rivelarsi più difficile in pratica che in teoria. Inoltre, le capacità di puntamento potrebbero essere limitate da attacchi elettronici e cyber e attacchi cinetici a postazioni radar e mezzi di ricognizione. Dall’altro, le portaerei hanno la possibilità di adattarsi alle nuove minacce, aumentando il raggio di azione dei velivoli della CVW. L’aumento dell’autonomia è uno dei principali requisiti per il prossimo jet multiruolo della marina statunitense, l’F/A-XX.

Sebbene in un conflitto attorno ai mari di Taiwan altri fattori – quali la partecipazione del Giappone con le sue basi aeree e la capacità delle forze anfibie cinesi – abbiano maggiore peso rispetto al ruolo delle portaerei, è prematuro considerare questi vascelli obsoleti, anche se dovranno attraversare un processo di adattamento per affrontare le nuove minacce alla loro superiorità.

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